Il porto di Chioggia | Notizie ed eventi | Rivista Ufficiale | Seariver 2000 | Articolo 1


di James Siviero
Presidente A.S.PO.


  “Val da Rio, il nuovo porto di Chioggia ha rappresentato per me una splendida avventura”. James Siviero, presidente dell’Aspo dal dicembre del 1993, sintetizza così un periodo sicuramente esaltante nella pur breve storia dell’Aspo di Chioggia. “Mi è toccato di stare alla testa dell’Azienda –afferma Siviero- in un momento straordinario, forse irripetibile. Quando sono venuto, ricordo, Val da Rio era poco più che una barena. Esistevano solo poco meno di 200 metri del terminal, inaugurato un anno prima. Ora che questa mia straordinaria esperienza si chiude, lascio al mio successore un porto, un vero porto”. Un bilancio significativo, realizzato in sette anni. Tanto per averne un’idea, in questi sette anni si è riusciti ad ottenere finanziamenti per una cinquantina di miliardi, sono stati predisposti progetti, schede da inviare al Ministero dei Lavori pubblici, non si contano le relazioni e le memorie inviate alla Regione, le riunioni, gli incontri con i tecnici, le Conferenze di servizi. “Poi –prosegue Siviero srotolando il gomitolo dei ricordi- ci siamo ingolfati nei problemi pratici. In quelle questioni che sembravano facili e che facili invece non sono state. Mi riferisco alla prassi per l’acquisizione dei terreni, al rapido cambiamento di orientamento dei proprietari che incontrati la sera ti dicevano una cosa e che il mattino seguente, magari dopo un rapido consiglio di famiglia, arrivavano in Azienda avendo cambiato opinione. La capacità dei miei collaboratori, che si contano sulle dita di una mano, ma che quando si tratta di lavorare non sono secondi a nessuno, ha consentito all’Azienda di superare uno scoglio sul quale abbiamo seriamente rischiato di incagliarci: Voltandomi indietro e guardando ai risultati che abbiamo raggiunto, mi si impone una semplice considerazione: ne valeva sicuramente la pena”.
  La barena di Val da Rio è ora trasformata in piazzali, magazzini portuali, il tutto servito da banchine sulle quali corre la ferrovia.
  L’arrivo al porto del primo treno, quello che è ripartito carico di migliaia di tonnellate di materiale siderurgico, è un momento che esalta la mia soddisfazione. La ferrovia è stata, un’avventura dentro l’avventura. Si tratta di un fatto molto importante per il futuro del trasporto.
  Anche qui un’altra spada di Damocle, relativamente ai problemi di terreni e di espropri, e dai termini imposti dagli enti per i finanziamenti comunitari che imponevano scadenze quasi impossibili da rispettare. La ditta cui fortunatamente ci siamo rivolti, ha fatto veri e proprio miracoli. Ha portato a Val da Rio una strumentazione straordinaria ed è riuscita a completare l’intervento addirittura con qualche giorno di anticipo sul previsto. L’emozione del primo treno, il ricordo delle tante difficoltà che quelle ruote macinavano buttandole dietro le spalle, mi resterà per sempre impresso nella memoria”.
  Se Val da Rio è un porto lo deve proprio alla ferrovia. Se i traffici sono in aumento, se gli operatori possono finalmente sostenere da una condizione di parità la concorrenza lo si deve alla ferrovia. I dati sull’andamento dei traffici, il notevole incremento, pari al 17 per cento, registrato nel confronto tra annata 99 e quella del 2000, sono una conferma di una forte inversione di tendenza, destinata a potenziarsi ulteriormente col completamento dell’escavo, che porterà il fondale a sette metri e con la realizzazione delle opere che sono in corso di costruzione”.
  L’Aspo proprio nel giorno in cui attribuisce il Barbotin a chi, con la sua attività, ha dato una mano al porto di Chioggia, consegna agli operatori i lavori del terzo stralcio del terminal. Sono 22.500 metri quadrati di piazzali, 330 metri di nuove banchine, un altro chilometro abbondante del raccordo ferroviario, che via via viene esteso a coprire l’area attrezzata del porto e un’area di stoccaggio coperta per 7500 metri quadrati. Il lavoro della costruzione del porto continua. Il cantiere aperto in Val da Rio consegnerà tra alcuni mesi altri 24775 metri quadrati di piazzale, 472 metri di banchine e 620 metri di raccordo ferroviario. “Nelle condizioni attuali, posso dire che Val da Rio ha già superato le possibilità espresse fin qui dalle strutture dei Saloni. Io lascio il trasferimento da quella stazione a quella che abbiamo fortemente voluta e, mi si lasci dire, in gran parte realizzata, al mio successore. Sarà un momento fondamentale per la vita del porto e, per quanto ho potuto vedere, anche della città di Chioggia che ha legato a quello spostamento la soluzione di numerosi altri suoi problemi “
  Val da Rio, man mano che sono proceduti i lavori di costruzione del porto, è stato al centro di un grosso lavoro di promozione. L’opportunità di avere in questo scalo il punto di snodo del traffico di cabotaggio e della navigazione interna sta interessando un numero crescente di operatori. Non solo di operatori italiani. I tedeschi, tra gli altri, guardano con grande interesse allo sviluppo della prima ed unica vera via di navigazione interna italiana. L’importanza di Val da Rio risulta dalla programmazione dei trasporti della Regione, che assegna a Chioggia un ruolo determinante nella disciplina dei trasporti che interesseranno il Veneto. “Abbiamo lavorato –riprende Siviero- e confido che l’Aspo continuerà su questa strada, per far si che Chioggia rientri tra le maglie del Corridoio Adriatico, una delle grandi dorsali del traffico che collegheranno il Nord col Sud dell’Europa. Anche questo traguardo appare ormai a portata di mano. Lascio come mandato da portare a termine questo compito, sicuramente impegnativo ma, a mio parere, sicuramente esaltante”.
  Aspo tra presente a futuro come sta avvenendo per il porto che l’Azienda speciale, emanazione della Camera di Commercio di Venezia, sta realizzando a Chioggia.
  “A breve –anticipa il presidente Siviero- verrà affrontato il problema dello sbancamento della discarica di Val da Rio, quello che sarà il settore est del porto. Anche in questo caso la nostra attività garantirà nuove strutture portuali ed insieme anche la soluzione di un grosso problema paesaggistico per l’intera città di Chioggia.
  Tra le cose da fare Siviero comprende anche il completamento del Centro servizi. “Quando sono arrivato a Chioggia –ricorda- di un Centro servizi neanche si parlava neppure. La stessa Aspo disponeva di una sede di fortuna che il proprietario ad un certo punto ci contese perché voleva riottenerne la disponibilità. A quel punto il Centro servizi, per la parte che è stata realizzata era già una realtà, che dava alla stazione portuale una dignità ed una visibilità fino a quel momento sconosciute. C’è un progetto e si è lavorato anche per acquisire i finanziamenti che consentiranno di completare questo complesso”.
  Il futuro del porto di Chioggia è affidato ormai al suo piano regolatore. Il progetto, per ora in bozza, ma già avviato all’iter che dovrà portare all’adozione e quindi all’approvazione, poggia sua una considerazione sostanziale. L’attività portuale per come si sta sviluppando dimostra che quando l’Aspo reclamava per il porto l’intera Val da Rio lo faceva su presupposti importanti. “Ci ha sostenuto in quella richiesta la conoscenza di quello che stava accadendo negli altri porti italiani e stranieri. La nuova portualità –precisa Siviero- ha bisogno più che di banchine, di spazi retrostanti per lo stoccaggio delle merci. Le operazioni di carico e scarico sono rapidissime, lo smaltimento delle merci dall’area portuale lo è un po’ meno. Con il nuovo piano regolatore del porto, strumento che aggiorna ed integra quello fondamentale dell’ingegner Gottardo, che ha ormai vent’anni, l’Aspo chiede al Comune di Chioggia di contrassegnare come disponibile allo sviluppo del porto e delle attività di supporto anche la Va da Rio sud. Anche in questo caso la destinazione alla funzione portuale di parte del territorio comunale che il Prg già destina ad insediamenti produttivi non avverrebbe senza un qualche vantaggio per la comunità. Il nostro progetto prevede infatti di separare la viabilità di accesso a Chioggia, quella assicurata al momento attuale dalla strada Romea, dalla viabilità che dovrebbe collegare i due tratti della Val da Rio, quello attualmente adibito a porto e quello per il quale si chiede identica destinazione”.
  Tra i problemi per i quali andrà trovata una soluzione il presidente Siviero include anche quello rappresentato dalle concessioni che gruppi privati hanno ottenuto all’interno dell’area portuale. “Ci sono strumenti legislativi per dirimere situazioni del genere –sostiene il presidente dell’Aspo-. La legge va applicata, gli spazi vanno garantiti in funzione dei progetti industriali delle singole imprese. Chi garantisce lavoro, chi garantisce l’utilizzo di mano d’opera, ha diritto di operare dentro il porto. Altri criteri non esistono. Finora, e credo anche per il futuro, l’Aspo che per me ha rappresentato l’occasione di una seconda giovinezza, continuerà ad operare secondo legge. Questa è stata, è e sarà la sua forza, la ragione dei suoi successi”.