Il porto di Chioggia | Notizie ed eventi | Rivista Ufficiale | Seariver 2000 | Articolo 16


C.F.(CP) Giuseppe Spinoso - cedente
C.F.(CP) Claudio Mollica - accettante


  Il passaggio di consegne non è mai solo un atto formale. Anche se la cerimonia è suggestiva ed anche coreografica com’è stata sicuramente quella svoltasi nella pittoresca piazzetta Vigo lo scorso settembre, nasconde sempre un contenuto forte. C’è la storia di un uomo, un momento della sua vita che si chiude per lasciar posto a quella di un altro uomo, spesso un amico com’è per me Claudio Mollica, che è stato chiamato a succedermi nel comando della Capitaneria di Porto di Chioggia. E poi ci sono mille problemi, tutti legati al quotidiano, al divenire di una realtà, nel mio caso quella di Chioggia e del litorale che va fino al Po e che ho seguito per anni, come Comandante in seconda ed infine come responsabile della Capitaneria.
  Problemi grossi, molto spesso. Ma, bisogna riconoscerlo, spesso anche grandi soddisfazioni. Soprattutto quando si vede che il proprio lavoro insieme a quello di altri frutta risultati importanti.
  Sono arrivato a Chioggia quando il porto di Val da Rio era poco più che un progetto. Me ne sono andato quando questo progetto era diventato opere: banchine, piazzali, raccordo ferroviario. Non è stato tutto facile, questo lo si può comprendere. Ricordo riunioni al Centro dei Servizi Portuali, nella sede dell’ASPO, durante le quali la sensazione iniziale era che non si approdasse a nulla. Poi la pazienza nell’affrontare i problemi, l’impegno nel sostenerli ottenevano risultati strabilianti. Non succede tutti i giorni che si faccia un porto. Io posso dire di aver dato il mio contributo a questa realizzazione che non è ancora completa, ma che va comunque avanti. Ho lasciato, ne sono sicuro, il testimone in buone mani. Il comandante Mollica porterà avanti l’impegno, per quanto compete all’autorità marittima che egli rappresenta a Chioggia, nel modo migliore possibile.
  Me ne sono andato proprio quando si affrontava per la prima volta il discorso di un nuovo piano regolatore del porto. Una necessità tanto per adeguare uno strumento ormai datato, il piano “Gottardo” che ha già vent’anni, quanto per venire incontro ad esigenze che stanno maturando di giorno in giorno: Val da Rio si sta sviluppando bene –questo risulta in modo lampante dai dati sulla produttività- e la sua attività sta richiamando nuovi operatori ed insieme richiede la presenza di servizi, di nuova manodopera. Il lavoro è una medicina sempre. Per un territorio come quello di Chioggia, caratterizzato fino a qualche tempo fa da una disoccupazione a due cifre, è una medicina di importanza vitale. Che il rimedio possa venire dallo sviluppo del porto è per me motivo di grande soddisfazione. E’ attualmente in corso un ricambio generazionale in una delle imprese che operano nel porto. Lavoratori giovani che possono avvalersi dell’esperienza degli anziani che sono rimasti e di una strumentazione sempre più sofisticata e funzionale. La ferrovia, proprio col completarsi dei lavori dell’ultimo stralcio realizzato e con quelli del cantiere che si apre in questi giorni, è destinata ad esaltare le potenzialità dello scalo marittimo di Chioggia. Il trasferimento della funzione portuale a Val da Rio dai Saloni darà alla comunità di Chioggia possibilità di razionalizzare alcuni servizi importanti. L’escavo dei canali e del bacino di evoluzione, attualmente in corso, consentirà l’arrivo e l’attracco a Val da Rio di navi importanti. Un lavoro in più per la Capitaneria che, di fronte ad uno scenario del genere –parlo per esperienza- si esalta.
  Chioggia, del resto, per chi fa una carriera come la mia e quella dell’amico Mollica, è una palestra impareggiabile. Ti mette di fronte a problemi di vario genere, tutti ugualmente importanti. C’è un porto, ed un porto in sicuro sviluppo, c’è una flotta da pesca di dimensioni considerevoli, ci sono poi problemi legati al turismo, che in parte stanno per uscire dalle competenze della Capitaneria e poi c’è tutto il lavoro di sorveglianza. Un lavoro che negli ultimi anni, con lo sviluppo della nautica da diporto, si è andato sviluppando sempre più.
  Nel momento in cui scendevo dal palchetto allestito in piazzetta Vigo e mentre osservavo il comandante Claudio Mollica salirvi per rivolgere ai presenti il suo indirizzo di saluto mi sono passati in un momento davanti questi problemi ed insieme i volti e le voci delle persone che hanno dato una mano, hanno profuso spesso il proprio impegno ed ingegno per arrivare a risolverli. Una realtà, mi è sembrato in quel momento, strana quella di Chioggia. Così ho pensato. Ma una realtà che conquista, che ricordi poi per sempre. Anche se per me Chioggia vuol dire pesca, vuol dire spiaggia, vuol dire soprattutto porto. Non so se questo basti. Ma se mi volto indietro a riconsiderare questo passato così recente e che in me è comunque ancora vivissimo mi sembra che basti ed avanzi.
  “Mi accingo ad assumere il nuovo incarico, consapevole dell’impegno e delle responsabilità derivanti dalla complessità dei problemi sul tappeto e dalla particolarità del territorio da amministrare”.
  Il comandante della Capitaneria di Porto di Chioggia, Claudio Mollica, dopo i convenevoli di rito in occasione del passaggio delle consegne dello scorso settembre, così proseguì: ”Raccolgo il testimone del comandante Spinoso che tanto ha fatto per il porto di Chioggia e che oggi lascia un’eredità rappresentata dagli importanti traguardi raggiunti e da un percorso, in parte già tracciato, di sviluppo delle attività marittime”. Su quel progetto, che negli ultimi mesi si è venuto precisando ed arricchendo, dallo scorso settembre ha iniziato a lavorare anche il comandante Mollica. Un lavoro non molto appariscente, com’è nello stile della Pubblica Amministrazione, ma importante, di sostanza. Il porto va, si può dire, sulla scia di un noto adagio. Va, come vanno e vengono le navi. Entro l’anno se ne aspettano, col concludersi dei lavori de escavo, di dimensioni ragguardevoli.
  Il comandante Mollica ha ricevuto, se vogliamo stare alla sua valutazione, un’eredità importante, che sta comunque onorando adeguatamente.
  La conoscenza del territorio non gli manca- Conosce Chioggia per un soggiorno di lavoro di una decina di anni fa. E questa conoscenza ora fa valere. L’auspicio espresso lo scorso settembre di “poter essere all’altezza del compito con quello spirito di servizio e senso del dovere che il ruolo ed il mio personale convincimento mi impongono” sta trovando nei fatti, nelle realizzazioni quotidiane, nei progressi del piano particolareggiato del porto una sostanziale conferma. La cerimonia del Barbotin d’oro, ideata per ringraziare chi s’è adoperato a favore della portualità di Chioggia, per il suo sviluppo, vuole che ci sia un premiato ogni anno. Si sa che chi deve effettuare questa scelta si trova in grosse difficoltà. Le persone che “vogliono bene a Chioggia e alla sua portualità” sono molte e la scelta risulta spesso difficile. Consola pensare che tra queste persone c’è chi agisce “per spirito di servizio e personale convincimento”, sentimenti che qualcuno potrebbe datare di altri tempi, ma che risultano sicuramente affascinanti.