Il porto di Chioggia | Operatori | ASPO | Indice | Storia


L'Azienda speciale per il porto di Chioggia, Aspo, ha storia relativamente breve, poco più di vent'anni, ma ricca di realizzazioni e di traguardi felicemente raggiunti. E, quello che più conta, un'agenda piena di progetti per il futuro a breve e medio termine. L'atto di nascita, a dir la verità, è abbastanza lontano, dato che si tratta del R.D. 20 settembre 1934, n.2011. L'istituzione dell'Aspo, che si rifà alla norma citata, risale tuttavia al 1979. La Camera di Commercio di Venezia individuò nello scalo di Chioggia, in ripresa dopo un lungo periodo di appannamento, una significativa valenza economica del territorio meridionale della provincia. Decise pertanto di istituire una propria Azienda speciale che si facesse carico in un primo momento del ruolo di cooordinamento e promozione delle attività portuali allora dominate da un entusiasmo spontaneistico non sempre positivo.

Il primo statuto assegnava infatti all'Azienda per il porto di Chioggia il compito di "favorire e stimolare lo sviluppo delle attività marittimo-portuali dello scalo di Chioggia". I compiti dell'Azienda si articolarono però subito secondo quattro tipologie fondamentali: promozionali, di coordinamento, di studio e documentazione e di intervento. Accanto alla funzione di "puro organismo di studio e di promozione" l'Aspo di Chioggia si vedeva attribuire anche funzioni operative di grosso spessore come dimostra del resto il fatto che è stata proprio l'Aspo a portare avanti la complessa attività per la progettazione e realizzazione del nuovo porto di Val da Rio.

L'intuizione originaria, consolidata nel regolamento dell'Aspo, tuttora vigente, ha trovato nel corso degli anni sigilli interessanti nella legislazione nazionale. Dapprima con la legge 29.12.93, n.580, che rinnovando la regolamentazione delle Camere di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura ha sostanzialmente rafforzato l'istituto delle Aziende Speciali Camerali. E poi con la legge 84/94, che riordina la legislazione in materia portuale e che, per la prima volta, riconosce ufficialmente le Aziende Camerali nonostante esistessero ormai da qualche decennio.

L'Italia adeguava in tal modo la propria legislazione al modello comunitario ed autorizzava un "terzo genere" di soggetti abilitati alla gestione del porti, soggetti collocati tra le Autorità portuali e le locali Autorità marittime.

Il resto è ormai cronaca: un porto, quello dei Saloni, portato al massimo della sua produttività ed un nuovo porto, quello di Val da Rio, progettato all'inizio degli anni Ottanta ed in buona parte realizzato dove prima c'erano solo barene e paludi.